Il mondo che cambia

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Il mondo che cambia

Fervono le discussioni nel mondo della pesca riguardo alla decisione di non immettere più nelle acque interne pesci considerati non autoctoni, anche se alcuni di essi sono presenti nei nostri fiumi e laghi da almeno 100 o 200 anni. In passato si è voluto immettere specie alloctone, cioè quelle aliene, non originarie delle nostre zone, nelle nostre acque, per aumentare il bottino di pesca ma forse se ne ignoravano le conseguenze.  Malgrado ciò fino a pochi decenni fa la fauna ittica era presente in abbondanza e le reali conseguenze non venivano rilevate come oggi.

 

 

La recente introduzione di alcune specie come il siluro ha forse creato la svolta per una nuova concezione del regime ittico delle nostre acque interne.

Però a ben guardare questa impostazione sembra nata zoppa perché non è integrata all’interno dell’intero mondo animale e della natura in generale. Spieghiamoci meglio. Come posso pensare di eliminare il siluro che mangia tutto quello che trova e non intervengo sui cormorani, volatili che vivono di pesca, che fanno altrettanto? Questa programmazione doveva prevedere un intervento su più fronti per cercare di ripristinare l’equilibrio preesistente.

L’eliminazione delle specie alloctone non riguarda solo il mondo animale ma anche quello vegetale. Spesso alcune piante introdotte volutamente nel nostro mondo come piante decorative dei nostri giardini sono poi fuoriuscite invadendo la natura. Questo fatto è molto più presente nella nostra vita che non quello relativo ai pesci, però sfugge ai nostri occhi, non ce ne rendiamo conto. Non si parla di quello che succede nei nostri boschi ma, soprattutto, di quello che succede sulle nostre strade, sui marciapiedi, in quegli angoli di terreno a bordo strada poco utilizzati dove alcune specie imperano. Le chiamano piante neobiote, cioè immissioni di specie aliene in un ambiente che non è il loro. Perché questo problema ci riguarda da vicino? Perché se guardiamo bene le nostre strade e il terreno ad essa confinante, soprattutto nelle periferie,  scoprirete quanto queste piante siano coì presenti. In un contesto di decoro urbano queste piante danno un grosso contributo per una visione d’insieme di degrado e di abbandono.

Nella vicina Svizzera hanno programmato interventi per l’individuazione e l’eliminazione di alcune specie vegetali e il censimento di altre per programmarne la riduzione o l’eliminazione.

Le specie interessate sono diverse e non è questa la sede per parlarne. Un esempio su tutte, l’Ailanto altissima, una pianta diffusissima che cresce ovunque, spesso sui bordi delle strade, nei giardini privati ma anche pubblici senza che nessuno l’abbia piantata. Arriva da sola con il seme sotto forma di elica, ogni pianta ne produce migliaia. Se non viene raccolta si deposita dove c’è un po’ di terra, anche a bordo strada, cresce come un piccolo arbusto ma se non viene estirpata subito diventerà una pianta con i danni alle strutture adiacenti che potete immaginare.

Quindi anche in questo ambito sarebbe necessario uno studio adeguato per valutare le ricadute sul territorio, sia boschivo che nei centri abitati, dovute alla presenza di queste essenze e creare una adeguata programmazione per gestire queste presenze e generare delle soluzioni efficaci.